Taxi Teheran

Iran oggi

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  1. LIAMreview
     
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    Consigliato a chi ha già avuto modo di recuperare i precedenti film del regista iraniano, e a chi veramente ama il cinema come mezzo non solo per "fare arte", ma anche per raccontare qualcosa.

    Documentario / Drammatico , 85 minuti

    Quando pensiamo al taxi come mezzo di trasporto in ambito cinematografico subito la nostra mente rievoca un capolavoro come Taxi Driver, oppure al più scanzonato Taxxi prodotto da Luc Besson. Un mezzo che diventa una sorta di microcosmo come nel caso di Taxi Teheran diretto da Jafar Panahi, regista unico nel suo genere poichè condannato dal regime iraniano a non fare film, ne ha diretti clandestinamente tre, ed è riuscito a farli arrivare ai festival (vincendoli) e mandarli in giro nel mondo, come il suo bellissimo "Offside" che trattava le disavventura di una ragazza iraniana che non riusciva a seguire allo stadio la nazionale di calcio dell'Iran impegnata nelle qualificazioni mondiali proprio perchè donna.
    Con tutte queste costrizioni e anche l'arresto, il regista si è ingegnato e con questo è mutato anche il suo cinema che è diventato uno strumento di lotta, di conoscenza, insomma cinema militante: e anche questo signori è arte.

    Panahi per aggirare la censura si trasforma in un tassista e circoscrive tutte le riprese all'interno di un taxi, ne esce fuori una sorta di documentario in cui pittoreschi passeggeri dell'Iran di oggi parlano di argomenti più o meno naïf come la discriminazione sessuale, la disuguaglianza e le ferree idee del regime iraniano. Un film interessantissimo, fluido e ben ritmato che si segue dall'inizio alla fine nonostante sia stato realizzato con 1 interno e pochi apparecchi tecnologici quali la telecamera di Panahi, lo smartphone di un passeggero e la videocamera della nipotina del regista.

    Quelle che ne esce fuori non è soltanto un film di mera critica o denuncia alla censura e rivendicazione della libertà di opinione, ma anche una lettera d'amore per il cinema, quel cinema che è ragione di vita per Panahi e ce lo trasmette con umorismo, realtà e serietà.
    In tutto questo noi siamo passeggeri nel taxi neorealista di Jafar Panahi e nonostante l'ambientazione sia chiusa tra 4 sportelli, non avvertiamo mai l'idea di claustrofobia, ma anzi c'è molta apertura verso l'esterno, verso le persone, verso la speranza, verso un domani possibile che in parte è già oggi se lo si vuole.

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0 replies since 7/9/2015, 10:25   32 views
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